Quando Cheddonna, incontrandolo per la prima volta a casa di amici, aveva esclamato:
"Quello sarà Miomarito", lui non aveva avuto nulla da obiettare.
Del resto era impossibile resistere a Cheddonna: una tale forza della natura, un tornado, a volte.
Eccessiva in tutto, sempre sopra le righe. Lui, al contrario, che alle righe preferiva stare sotto, manteneva un basso profilo e uno stile decisamente sobrio: niente a che vedere con lo stereotipo del "bello e dannato" che aveva popolato i sogni di Cheddonna al liceo. L’aveva conquistata con il suo humour da
inglese, la sua aria un po’ svagata, i suoi libri sparsi dappertutto e il suo perenne disordine.
"Genio e sregolatezza", pensava Cheddonna. Gli anni erano passati, ma ancora oggi le capitava spesso di pensare a lui durante la giornata. Le bastava guardare la sua scrivania traboccante di carte sparpagliate, imbattersi in una delle sue tazzine di caffè seminate per casa, dover cercare dappertutto il tappo del dentifricio perennemente svitato, e subito il pensiero correva a lui… E, a volte, non era così sicura che se in tutti quegli anni non avesse avuto al suo fianco una brava colf il suo matrimonio sarebbe durato così a lungo.
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