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chiarapesentiagost

Habemus papam.



L’esito dell’ultimo conclave sembrava aver messo tutti d’accordo: il nuovo pontefice piaceva proprio a tutti. Piaceva a Nonnanenna,(ma lei non faceva testo, perché aveva ammirato tutti papi che aveva incontrato lungo quasi un secolo di vita), piaceva a Cheddonna, che pure gli rimproverava l’evidente sovrappeso e una certa sciatteria nel vestire, piaceva perfino alla Fulvia, alla quale non sembrava vero di poter avere un papa latino-americano, e sufficientemente di sinistra. Eppure, in mezzo al tripudio generale, vi era anche chi guardava con apprensione all’insediamento del nuovo successore di Pietro. Quando quell’omone vestito di bianco si era affacciato al balcone, senza la stola e il camauro e con una modesta croce di ferro al collo, Loziovescovo era sobbalzato sulla sedia, agitato da sinistri presagi. Quando poi, nei giorni seguenti, lo aveva visto prendere il pullman insieme ai cardinali, pagare personalmente il conto dell’albergo e stringere le mani alla gente dopo la messa, per di più indossando un paio di vecchie scarpe nere, aveva realizzato che niente sarebbe più stato come prima. Il colpo di grazia, però, era stata la scelta dell’anello del pescatore in argento dorato. “D’argento, capisci?” aveva detto a sua nipote Cheddonna in una lunga telefonata di sfogo. “e adesso vedrai che ordinerà anche per i vescovi anelli d’argento e pastorali di legno! E ci farà vestire di tela di sacco! Di questo passo dove andremo a finire?” Loziovescovo non era l’unico ad essere preoccupato; anche per Don Travet, il parroco che in gioventù era stato suo segretario, quel papa così diretto, così “sulla strada”, era un esempio troppo concreto per poter essere ignorato. Sentiva, in cuor suo, che il tempo delle mezze misure era finito per sempre.


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