Sull’agenda di Cheddonna il 14 febbraio era circondato da un segno rosso a forma di cuore, come quando era una ragazzina e aspettava con trepidazione che il ragazzo che le piaceva scegliesse proprio quel giorno per farsi avanti. Le era sempre piaciuto san Valentino, fin da quando, all’asilo, Davidino le aveva regalato un cuore colorato coi pastelli a cera. Era un giorno romantico, punto e basta. Eppure, da molti anni a questa parte, era diventato solo un giorno come tutti gli altri.
Il fatto è che Miomarito considerava san Valentino una festa frivola e consumistica, creata al solo scopo di incrementare la vendita di fiori e cioccolatini, perciò da quando si erano conosciuti Cheddonna aveva smesso di festeggiarlo, in nome della nuova, matura consapevolezza che due persone che si amano non hanno bisogno di una festa per ricordarsene.
Per anni, dunque, aveva sorriso con sufficienza vedendo le sue amiche affannarsi a cercare un dono da fare a fidanzati o mariti, e aveva trovato sciocco il loro desiderio di celebrare a tutti costi quella festa commerciale e, diciamolo, persino un po’ kitsch. E per anni era stata felice così.
Però, però…quel segno rosso sull’agenda l’aveva tracciato senza starci a pensare, distrattamente, e ora stava lì, senza senso, a incorniciare un giorno uguale a tutti gli altri, un altro san Valentino scivolato via. Cheddonna chiuse l’agenda e scrollò via i pensieri, insolitamente pesanti, e con una lentezza che non riusciva a spiegarsi andò ad aprire la porta di casa.
Erano Miomarito e…una rosa.
“Ho pensato che non c’è ragione che io non ti dica che ti amo, solo perché oggi è san Valentino…non credi?” esordì, dopo averla baciata.
Cheddonna pensò che, dopo tutto, davvero san Valentino le era sempre piaciuto.

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