Dopo un iniziale tentativo di boicottaggio, Cheddonna aveva dovuto accontentare la richiesta de IlPrincipe di invitare a pranzo il suo compagno di scuola, Amir. Per l’occasione, dopo essersi documentata sulle tradizioni culinarie maghrebine, Cheddonna si era spinta, non senza esitazioni, fino alla più vicina rivendita di kebab per acquistare il pranzo per il suo inconsueto ospite. Fermandosi davanti alla scuola, non poté fare a meno di pensare con orrore che ora la sua macchina emanava un fortissimo odore di cipolle, al posto del solito profumo di lavanda. Anche Amir doveva essersene accorto, perchè nel salire in auto fece una strana smorfia, alla quale Cheddonna non fece caso. Giunti a casa, dove la tavola era stata apparecchiata in stile berbero, con cuscini disposti intorno ad un tavolino basso, Cheddonna portò trionfalmente in tavola tre kebab e un’insalata, per lei che proprio non se l’era sentita di assaggiare quello strano panino ultracalorico. “Buono!” esclamarono in coro IlPrincipe e Miomarito, gettandosi avidamente sulla succulenta novità. Amir, invece, stava in silenzio, visibilmente a disagio, e non aveva toccato cibo. “C’è qualcosa che non va, caro?” chiese Cheddonna, scandendo le parole per superare ogni barriera linguistica. “Mi dispiace, signora Cheddonna, ma il fatto è che nella mia famiglia siamo tutti vegetariani…”si scusò Amir. Cheddonna rimase senza parole. A trarla d’impaccio ci pensò Miomarito, esclamando:” Ma cara, dagli la tua insalata e assaggia anche tu questo kebab, è de-li–zio-so!” Cheddonna dovette far buon viso a cattivo gioco: scambiò il suo piatto con quello del ragazzo, e si apprestò ad assaggiare il kebab. Per un attimo il mondo parve essersi fermato. Come in “ratatouille”, ad ogni boccone Cheddonna vedeva intorno a sé
come un’esplosione di colori e suoni, una sinfonia di sapori inediti e sconosciuti. A lungo Cheddonna rimase con il panino a mezz’aria, incapace di proferir parola. “Buono, eh? Sei rimasta senza parole!” disse Miomarito, con un sorriso complice. Cheddonna non riusciva a parlare: la salsa piccante le aveva temporaneamente tolto ogni sensibilità alla bocca. Di una cosa, però, era certa: non avrebbe mai più mangiato kebab in vita sua.
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