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Cheddonna no limits (parte seconda).

chiarapesentiagost


Riassunto della prima parte: Cheddonna riceve una telefonata da sua sorella Cheddolce. La nonna si è rotta una gamba e qualcuno dovrà occuparsi di lei per un po’. Suo malgrado, Cheddonna accetta di essere quel qualcuno…

L’arrivo di NonnaNenna aveva causato non poco scompiglio nella famiglia di Cheddonna. Per prima cosa IlPrincipe, suo malgrado, aveva dovuto rinunciare alla stanza dei videogiochi, un tempo studio di Miomarito, per lasciar posto alla nonnina, e ormai non gli restavano che la stanza dei giochi e la sua cameretta per poter giocare. Lacerata dal senso di colpa per aver costretto Il Principe a sacrificarsi per la bisnonna, Cheddonna era prontamente corsa ai ripari, comprando al generoso figliolo la play station portable. “I polli d’allevamento stanno più larghi!” esclamò NonnaNenna, considerando con aria di disapprovazione le ridotte dimensioni del suo nuovo alloggio. “Sono sicura che qui da noi ti troverai benissimo!” cinguettò Cheddonna, fingendo di non aver sentito e sfoggiando uno dei suoi sorrisi più smaglianti. Anche la vita sociale di Cheddonna era stata pesantemente influenzata dalla presenza di NonnaNenna. Un pomeriggio, durante una riunione della onlus di cui Cheddonna era la presidentessa, Laluisa, la vicina del piano di sotto, aveva portato un enorme sacco di abiti usati e dicendo: “Volevo buttarli via, ma se li ritirate voi mi fate un favore!” lo aveva deposto solennemente al centro del tavolo. NonnaNenna, guardando i colori improbabili e le enormi macchie che costellavano quelli che un tempo erano stati degli indumenti, esclamò: “Bestia! Quella roba lì non la vogliono neanche in discarica!”. Laluisa era impallidita e, visibilmente offesa, aveva lasciato la riunione. Da quel giorno il comitato aveva preferito riunirsi in altra sede. Un altro giorno, passando per il salotto, dove IlPrincipe era impegnato nell’ora di conversazione settimanale con Sheila, l’insegnante madrelingua inglese che lo seguiva da quando aveva sei mesi, NonnaNenna se ne era uscita con un “Quante storie! Quel fioëu lì avrebbe bisogno di tirar due calci al pallone, altro che madrelingua!” che aveva fatto vacillare il proverbiale self control inglese della maestra. Per non parlare dei rapporti di buon vicinato, messi a dura prova dall’insana abitudine della vecchietta di dire sempre tutto ciò che pensava. “Ma è quella lì Lastregadisopra? Quella che passa l’aspirapolvere all’una di notte?” si informava, rivolgendosi a voce alta ad un’imbarazzatissima Cheddonna, quando la porta dell’ascensore non si era ancora richiusa del tutto sul sorriso di circostanza che la vicina in questione, dopo un cerimonioso scambio di convenevoli, aveva rivolto alle due donne. “Hey, furbo!”diceva al giardiniere che abbandonava la canna dell’acqua sul prato per ore.

“I condomini la pagano per bagnare il prato, non per allagarlo!”, e via dicendo.

Insomma, una tragedia. “Che cosa posso fare?” si sfogava Cheddonna con la Fulvia. È anziana e non ci sta più con la testa. Se non fosse per noi! I primi tempi, quando aveva il gesso, stava almeno seduta. Adesso, invece non sta ferma un attimo: spolvera, pulisce, cucina, lava, stira, perfino! Pensa che sto pagando la colf per niente!” diceva, scuotendo la testa, afflitta. “Hai proprio ragione, tesoro!” rispondeva la Fulvia, solidale. “È durissima, ma pensa che stai facendo una buona azione!”


 
 
 

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