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  • chiarapesentiagost

Cheddonna e la Prima Comunione.

Da settimane, ormai, non si parlava d’altro tra le mamme del quartiere; fuori dalla scuola, all’uscita del catechismo, perfino al supermercato, la parola d’ordine era una sola: Prima Comunione. Archiviata ormai la Pasqua e le relative vacanze, un esercito di genitrici pronte a tutto stava organizzando l’evento più importante dell’anno, quello che avrebbe segnato il debutto in società dei loro figlioli, e anche il loro ingresso nella comunità cristiana. Ovunque fervevano i preparativi: Laluisa, che conservava sempre tutto, aveva già ritirato dalla lavanderia il completo blu indossato da suo marito Tizio in occasione della Prima Comunione, e ora guardava uno sconcertato Bimbo X in versione anni ’70 con materno compiacimento. Lastregadisopra, dopo aver cucito a mano un preziosissimo abito da cerimonia per la sua unica figlia, Tuttasuopadre, si era cimentata personalmente nella realizzazione della torta a tre piani per il rinfresco e persino dei confetti, oltre che delle bomboniere dipinte a mano. Anche IlPrincipe si preparava all’importante cerimonia: aveva già fatto tre prove dal sarto, due lampade per ravvivare il colorito palliduccio dell’inverno appena trascorso e inaugurato un nuovo taglio di capelli. Cheddonna aveva organizzato tutto nei minimi dettagli: ristorante sul lago, invitati selezionatissimi, bomboniere fatte a mano, un’attenta scelta di abiti e accessori per lei e Miomarito e perfino per Nonnanenna, costretta a indossare uno sgargiante abito da cerimonia scelto dalla nipote. “Avevo il mio tailleurino blu che andava così bene! Va se mi devo conciare come a Carnevale!” diceva, guardandosi allo specchio. Ma Cheddonna non sentiva ragioni e continuava imperterrita nella realizzazione del suo capolavoro. Non aveva dimenticato nulla. Anzi, sì, l’offerta da lasciare in chiesa. Ma era solo un dettaglio, tanto si trattava di una busta anonima, da depositare nella cassetta delle offerte…che la lasciasse o no non avrebbe fatto una gran differenza. Il giorno tanto atteso era finalmente arrivato: in una radiosa mattina di fine aprile un nugolo di madri, padri e parenti vari, tutti tirati a lustro, attendeva sul sagrato della chiesa l’arrivo della processione dei comunicandi, con il parroco in testa. Ed eccoli! Una lunga fila di bambini e bambine sorridenti e felici, pronti per quello che sapevano essere il loro “grande giorno”. Intorno una folla variopinta ed eterogenea, lacrimucce furtive e flash invadenti di fotografi. “Che bella cerimonia! Proprio sentita!”disse Nonnanenna uscendo dalla chiesa.

È bravo, il vostro parroco! E che bei canti, che bei fiori! Speriamo però che abbiano raccolto un po’ di offerte, perché chissà quante spese ha una parrocchia così! L’oratorio, il catechismo…Solo il riscaldamento e la luce, sai che sberle!” Cheddonna finse di non aver sentito, ma un lieve rossore, pur dissimulato dal fondotinta coprente, si era impadronito delle sue guance.

“Devo aver dimenticato i guanti sulla panca. Vado dentro a cercarli!” si scusò coi parenti, che al volante delle loro vetture attendevano impazienti di essere scortati al ristorante, e scivolò furtivamente nella chiesa ormai vuota. Aprì la borsetta e, giunta davanti alla cassetta delle offerte, vi lasciò cadere dentro la sua. Adesso si sentiva stranamente leggera.

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