Era corsa a comprarlo dopo l’infuocata estate del 2003, aspettando i saldi di fine stagione. Suo marito Tizio, autorità indiscussa del fai-da-te a livello condominiale, aveva provveduto all’installazione e al collaudo del complesso sistema di tubi e fili elettrici. E, infine, a Laluisa era scesa perfino una lacrimuccia furtiva, mentre ammirava l’oggetto dei suoi desideri: il condizionatore. Del resto aveva sempre detestato il caldo e ogni anno, da giugno a settembre, a chiunque le chiedesse come stava rispondeva immancabilmente un “caldamente bene”, accompagnato da un lungo sospiro. Ma quella volta aveva atteso trepidante che arrivasse di nuovo l’estate, certa di essere in possesso di una nuova, formidabile arma di difesa contro la canicola. Il fatto è che l’estate quell’anno non sembrava proprio decidersi ad arrivare, tra trombe d’aria, scrosci di pioggia e giornate che parevano rubate a novembre, come se volesse farsi perdonare gli eccessi dell’anno precedente dispensando giornate decisamente fresche. Ciononostante Laluisa teneva imperterrita il condizionatore al massimo perché mai avrebbe potuto accettarne l’inutilità. Gli anni successivi non furono molto diversi, e le estati fresche si susseguirono senza sosta, inframezzate da brevi periodi di caldo appena più intenso. Il condizionatore continuava a funzionare, ma in cuor suo Laluisa si sentiva profondamente delusa e amareggiata, arrivando alla conclusione che “non c’erano più le estati di una volta”. Poi, finalmente, era arrivato lui: Caronte, e subito dopo Scipione, Minosse e Lucifero, e il caldo africano aveva ammantato la città per settimane, portando la colonnina di mercurio alle stelle. Guardando lo split del condizionatore, e ascoltandone il respiro, a dire il vero un po’ rumoroso, trattandosi ormai di un modello datato, non poté fare a meno di esclamare, commossa: "Lo sapevo:
era solo questione di tempo!”
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