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chiarapesentiagost

21 dicembre 2012


Dopo una notte passata a rigirarsi nel letto, con l’ orecchio teso a cogliere il minimo segnale dell’imminente catastrofe, Cheddonna decise che era giunto il momento di alzarsi ed affrontare la fine del mondo. Il cielo, di un inquietante color arancio, incombeva sopra una città ancora addormentata, pronto a inghiottirla in una spirale di fuoco, ma Cheddonna, inforcando gli occhiali anti raggi Uva, salì in macchina, pronta a tutto. Dopo aver impostato il Gps perché non ricordava bene la strada, fece dapprima una capatina in chiesa, perché non si sa mai, poi, giunta alla banca, annunciò ad un esterrefatto impiegato la sua intenzione di estinguere il conto corrente. Dopo aver trascorso buona parte della giornata a dare nuovo, e peraltro inutile, viste le circostanze, impulso all’economia spendendo il capitale appena riscosso, Cheddonna decise che era ora di tornare a casa, per passare quelle ultime ore con la sua famiglia. Prima, però, suonò il campanello del quarto piano, spiazzando Lastregadisopra con un "Lei è’ un’arida, la sua vita è inutile, e io la disprezzo” di morettiana memoria, che avrebbe voluto dirle da tanto tempo. Infine, dopo aver cancellato dallo smartphone la maggior parte dei suoi contatti di Facebook, aprì la porta di casa e si trovò davanti Nonnanenna intenta ad ascoltare il tg. “L’Apocalisse è rimandata” titolava. "Lo dicevo io che ‘sta storia dei Maya erano tutte c…ate”, commento’ l’arzilla vecchietta, scuotendo la testa. “Ma nonna!” si scandalizzò

Cheddonna. ” Storie! Quando ci vuole ci vuole, e poi una parolaccia non sarà mica la fine del mondo!”


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